922 - sec. XX
consistenza totale: buste, mazzi, filze, volumi, registri, fascicoli, documenti pergamenacei, mappe 245.592. Sigilli 2.677.
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L'Archivio di Stato di Bologna fu istituito con regio decreto n. 2256 del 22 ottobre 1874. Nell'arco di poco più di un decennio vi fu concentrata pressoché tutta la documentazione archivistica relativa alle magistrature politiche, amministrative, giudiziarie e finanziarie del periodo medievale e moderno. L'attuale configurazione dell'Archivio di Stato riflette il piano di ordinamento generale concepito da Carlo Malagola in osservanza ai criteri del "metodo storico" e attuato mediante suddivisione della documentazione in sezioni corrispondenti ai periodi della storia di Bologna. Il Malagola distinse infatti il materiale archivistico in tre periodi: il primo, "comunale", dal 1116 al 1512; il secondo, "pontificio", dal 1512 al 1796; il terzo, "moderno", dal 1796 al periodo a lui coevo. Il 1512, anno della definitiva cacciata dei Bentivoglio, fu suggerito, quale prima cesura della documentazione, da Francesco Bonaini, incaricato nel 1860 dal Ministero della Pubblica Istruzione di ispezionare gli archivi delle province dell'Emilia. Se il 1796 è da considerarsi una data di effettiva rottura tra le istituzioni di "antico regime" e quelle napoleoniche, lo fu assai meno il 1512, e la rigida applicazione di questa cesura da parte del Malgola ha determinato per alcune serie archivistiche la forzata separazione di documentazione tra i periodi "comunale" e "pontificio". Al di là di questi aspetti tuttavia l'opera del Malagola è stata in generale giudicata positivamente, e la complessiva sistemazione di tutta la documentazione concentrata presso l'Archivio bolognese secondo i dettami del "metodo storico" ne ha improntato la struttura generale fino ai giorni nostri. Tale periodizzazione è stata successivamente solo in parte modificata nel corso della redazione della Guida Generale degli Archivi di Stato italiani, che nell'ambito del terzo periodo prevede la distinzione tra periodo napoleonico, della Restaurazione, e infine periodo postunitario. A questa sequenza cronologica si uniforma anche la presentazione dei fondi nel sistema informativo dell'Archivio di Stato di Bologna. La continuità, attraverso i secoli, dell'attività conservativa ha fatto sì che il materiale archivistico abbia per molte parti mantenuto quasi intatta la sua fisionomia. Il nucleo archivistico già appartenente alla medievale Camera actorum costituisce uno dei complessi più importanti dell'Archivio di Stato. Nella Camera actorum si conservavano, unitamente a documentazione di origine notarile, i documenti prodotti od acquisiti dalle magistrature comunali. Di particolare rilievo è, grazie all'antichità e alla quantità pervenutaci, la documentazione relativa all'attività in campo penale esplicata dal podestà tramite il suo vicario ed i suoi giudici "ad maleficia", nonché quella relativa alle Società d'arti e d'armi, costituita dagli atti prodotti da ciascuna società e dalle copie degli statuti e delle matricole. Di eccezionale importanza sono i volumi dell'Ufficio dei memoriali, in specie per la loro continuità cronologica, che permette di colmare le lacune fra gli atti dei notai dei secc. XIII e XIV. Un altro consistente nucleo archivistico appartiene all'archivio del Senato, che cominciò a formarsi nei primi decenni del sec. XVI, quando il Senato e le relative Assunterie iniziarono a conservare autonomamente la documentazione prodotta. Un terzo complesso documentario è costituito dagli atti giudiziari già conservati nel Grande archivio degli atti civili e criminali, che, a partire dal 1803, concentrò presso di sé la documentazione proveniente dai tribunali di antico regime e raccolse quella prodotta dagli organi giudiziari dell'epoca della Restaurazione: materiale questo che nel 1874 andò a costituire il primo nucleo dell'appena istituito Archivio di Stato. Complesso archivistico di grande rilievo è quello appartenente alle corporazioni religiose soppresse in periodo napoleonico, noto come fondo Demaniale. Nell'archivio del convento di Santo Stefano, in particolare, si conservano alcuni atti notarili pergamenacei del sec. X, i più antichi documenti conservati dall'Archivio di Stato di Bologna. Per quanto riguarda l'importante fondo dello Studio i documenti delle antiche istituzioni universitarie comprendono, per il periodo medievale e moderno (1317-1800), gli archivi dei Collegi dei dottori e quelli delle Università degli scolari; la documentazione successiva dell'Università (1800-1859) testimonia le riforme napoleoniche e il riordinamento degli organi universitari disposto nel 1824 dalle autorità pontificie. Piuttosto ricca è altresì la documentazione degli archivi privati, soprattutto quella relativa alle famiglie che godevano della dignità senatoria e a personalità che ricoprirono cariche pubbliche. Un cenno a parte meritano infine gli archivi notarili, assai vasti e ricchi di documentazione tardo-medievale. L'attività dei notai, la cui figura professionale fu rafforzata a Bologna dall'altissima qualità della scuola di notariato, è testimoniata dagli atti da essi prodotti e ora conservati negli archivi di famiglie e corporazioni religiose, e negli archivi degli stessi notai, raccolti nel fondo Notarile che conserva gli atti di quasi 4000 notai attivi a Bologna dal XIII al XIX secolo.
riferimenti bibliografici
C. Malagola, L'Archivio di Stato di Bologna dalla sua istituzione a tutto il 1882. Memoria..., in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le province di Romagna, s. III, I (1883), pp. 145-220. Id., L'Archivio di Stato di Bologna dal 1887 a tutto il 1892. Relazione..., ibid., s. III, XI (1893), pp. 1-25. I. Zanni Rosiello, Introduzione alla voce Bologna, in Guida generale degli Archivi di Stato italiani, vol I, Roma 1981, pp. 559-564. L'Archivio di Stato di Bologna, a cura di I. Zanni Rosiello, Fiesole 1995 (I tesori degli archivi).
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